Se il dolore cronico di origine non oncologica sottrae a chi ne risulta affetto i livelli di quotidianità, il dolore oncologico, oltre a ciò, mortifica chi ne è affetto per la errata convinzione che maggiore è il livello di dolore, maggiore risulta essere la progressione della neoplasia, determinando nel paziente un senso di frustrazione. Nella gestione del dolore cronico, di origine oncologica e non, non poche risultano essere le aree di criticità con cui lo specialista deve confrontarsi: criteri di scelta farmacologici e non, opzioni in caso di insuccesso, la gestione degli effetti collaterali, le conseguenze di un dolore trattato male, la associabilità di date terapie e quindi il problema delle interazioni farmacologiche. In molte condizioni, il clinico deve avere la consapevolezza che l’obiettivo terapeutico non è quello di realizzare l’assenza di dolore, ma abbassare il dolore ad un livello di vivibilità accettabile, senza che questo interferisca con le attività quotidiane, o con l’umore, aumentando il livello di disabilità. Il dolore refrattario rappresenta una sfida per il clinico, quello oncologico un’ardua battaglia, da combattere col tumore e con le convinzioni del paziente. Lo scopo dell’evento è quello di confrontarsi sulle tematiche descritte, soprattutto in termini di appropriatezza prescrittiva, laddove le terapie tradizionali non riescano a garantire il pain relief atteso, oppure in caso di dolore refrattario.
Destinatari: MEDICO CHIRURGO DISCIPLINE: GERIATRIA; MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE; MEDICINA INTERNA; NEUROLOGIA; NEUROCHIRURGIA; ANESTESIA E RIANIMAZIONE; CURE PALLIATIVE;